A Lisbona il primo grande incontro internazionale del progetto LUB: una settimana per cambiare il modo di fare sport
- LUB
- 18 apr
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Dal 7 al 10 aprile 2025 si è tenuto a Lisbona il primo Big Transnational Meeting del progetto europeo LUB – Let Us Be, co-finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Erasmus+ Sport.
Un momento fondamentale che ha riunito giovani coach, volontari, educatori sportivi e rappresentanti di associazioni da diversi Paesi europei, per vivere quattro giorni di formazione, confronto e crescita collettiva sul tema della parità di genere nello sport.

Un’esperienza formativa intensa, umana e trasformativa
L’incontro è stato molto più di una serie di workshop: è stato un vero e proprio percorso esperienziale, basato sull’educazione non formale, sull’ascolto attivo e sullo scambio tra pari. Attraverso giochi di ruolo, attività pratiche, momenti di riflessione individuale e lavoro di gruppo, i partecipanti hanno esplorato i meccanismi attraverso cui gli stereotipi di genere si costruiscono, si consolidano e si trasmettono anche negli ambienti sportivi.
Hanno imparato a distinguere concetti chiave come genere, identità di genere, orientamento sessuale e ruoli sociali, riflettendo su come questi elementi influenzino la partecipazione allo sport, le aspettative verso bambine e bambini, le dinamiche di squadra, la leadership, la comunicazione e la scelta delle discipline.
Grazie a dati aggiornati e alle politiche europee in materia, è emerso in modo chiaro quanto il gender gap nello sport sia ancora radicato: dalle disparità di accesso alle opportunità, fino alla rappresentazione mediatica e ai modelli educativi. Allo stesso tempo, sono stati messi in luce i benefici di ambienti sportivi più liberi e inclusivi, dove ogni persona possa esprimere sé stessa senza essere intrappolata in ruoli o aspettative predefinite.
Dal sapere all’agire: il ruolo degli operatori sportivi

Un focus importante è stato dedicato alla responsabilità educativa degli operatori sportivi. I partecipanti hanno riflettuto sul proprio ruolo all’interno delle comunità locali: non solo allenatori o formatori tecnici, ma modelli e punti di riferimento per bambini, ragazzi e famiglie. Sono stati forniti strumenti pratici per impostare allenamenti più equi, comunicazioni più inclusive e spazi sportivi privi di stereotipi.
Ogni partecipante ha iniziato a costruire il proprio percorso di crescita come futuro consulente LUB, imparando a leggere una comunità sportiva, a definire obiettivi, a pianificare attività e a valutare l’impatto delle azioni messe in campo.
Un gruppo internazionale, un linguaggio comune

I partecipanti sono stati selezionati con cura da ciascuna associazione partner, con un’attenzione particolare alla diversità di genere, provenienza geografica e appartenenza a gruppi vulnerabili. Questo ha creato un gruppo eterogeneo ma coeso, che ha saputo lavorare insieme con grande apertura e rispetto reciproco.
Le giornate si sono svolte interamente in modalità non formale, secondo un approccio partecipativo promosso anche dalla Commissione Europea. I momenti di formazione si sono alternati a sessioni creative, dialoghi ispirazionali e produzione condivisa dei primi materiali del progetto, tra cui l’e-book educativo.

Verso una nuova cultura sportiva
Il meeting di Lisbona è stato solo l’inizio. I partecipanti sono tornati nei propri Paesi con una valigia piena di strumenti, nuove consapevolezze e voglia di agire. Nei prossimi mesi, applicheranno quanto appreso all’interno delle loro associazioni e inizieranno a diffondere il modello LUB nei propri territori, contribuendo a costruire una cultura sportiva più libera, paritaria e inclusiva.
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