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A Lisbona il primo grande incontro internazionale del progetto LUB: una settimana per cambiare il modo di fare sport

  • LUB
  • 17 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 28 lug

Funded by the European Union. Views and opinions expressed are however those of the author(s) only and do not necessarily reflect those of the European Union or the European Education and Culture Executive Agency (EACEA). Neither the European Union nor EACEA can be held responsible for them.
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Dal 7 al 10 aprile 2025 si è tenuto a Lisbona il primo Big Transnational Meeting del progetto europeo LUB – Let Us Be, co-finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Erasmus+ Sport.

Un momento fondamentale che ha riunito giovani coach, volontari, educatori sportivi e rappresentanti di associazioni da diversi Paesi europei, per vivere quattro giorni di formazione, confronto e crescita collettiva sul tema della parità di genere nello sport.

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Un’esperienza formativa intensa, umana e trasformativa

L’incontro è stato molto più di una serie di workshop: è stato un vero e proprio percorso esperienziale, basato sull’educazione non formale, sull’ascolto attivo e sullo scambio tra pari. Attraverso giochi di ruolo, attività pratiche, momenti di riflessione individuale e lavoro di gruppo, i partecipanti hanno esplorato i meccanismi attraverso cui gli stereotipi di genere si costruiscono, si consolidano e si trasmettono anche negli ambienti sportivi.

Hanno imparato a distinguere concetti chiave come genere, identità di genere, orientamento sessuale e ruoli sociali, riflettendo su come questi elementi influenzino la partecipazione allo sport, le aspettative verso bambine e bambini, le dinamiche di squadra, la leadership, la comunicazione e la scelta delle discipline.

Grazie a dati aggiornati e alle politiche europee in materia, è emerso in modo chiaro quanto il gender gap nello sport sia ancora radicato: dalle disparità di accesso alle opportunità, fino alla rappresentazione mediatica e ai modelli educativi. Allo stesso tempo, sono stati messi in luce i benefici di ambienti sportivi più liberi e inclusivi, dove ogni persona possa esprimere sé stessa senza essere intrappolata in ruoli o aspettative predefinite.


Dal sapere all’agire: il ruolo degli operatori sportivi

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Un focus importante è stato dedicato alla responsabilità educativa degli operatori sportivi. I partecipanti hanno riflettuto sul proprio ruolo all’interno delle comunità locali: non solo allenatori o formatori tecnici, ma modelli e punti di riferimento per bambini, ragazzi e famiglie. Sono stati forniti strumenti pratici per impostare allenamenti più equi, comunicazioni più inclusive e spazi sportivi privi di stereotipi.

Ogni partecipante ha iniziato a costruire il proprio percorso di crescita come futuro consulente LUB, imparando a leggere una comunità sportiva, a definire obiettivi, a pianificare attività e a valutare l’impatto delle azioni messe in campo.



Un gruppo internazionale, un linguaggio comune

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I partecipanti sono stati selezionati con cura da ciascuna associazione partner, con un’attenzione particolare alla diversità di genere, provenienza geografica e appartenenza a gruppi vulnerabili. Questo ha creato un gruppo eterogeneo ma coeso, che ha saputo lavorare insieme con grande apertura e rispetto reciproco.

Le giornate si sono svolte interamente in modalità non formale, secondo un approccio partecipativo promosso anche dalla Commissione Europea. I momenti di formazione si sono alternati a sessioni creative, dialoghi ispirazionali e produzione condivisa dei primi materiali del progetto, tra cui l’e-book educativo.





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Verso una nuova cultura sportiva

Il meeting di Lisbona è stato solo l’inizio. I partecipanti sono tornati nei propri Paesi con una valigia piena di strumenti, nuove consapevolezze e voglia di agire. Nei prossimi mesi, applicheranno quanto appreso all’interno delle loro associazioni e inizieranno a diffondere il modello LUB nei propri territori, contribuendo a costruire una cultura sportiva più libera, paritaria e inclusiva.




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